La Lancia d'Oro

La Festa

lancia d'oro giotra del saracino arezzo
Una corsa sfrenata, abbracci tra lacrime e sudore e le mani in aria a cercare qualcosa che si vorrebbe toccare più di ogni altra cosa. Finisce sempre così la Giostra del Saracino: con un quartiere nel trionfo e gli altri tre nello sconforto. L’epicentro di un terremoto di passioni è la lancia d’oro, immobile fino a quel momento di fronte alla postazione della magistratura e che poi sembra animarsi per miracolo: dalle mani del sindaco a quelle del rettore fino a quelle dei figuranti e dei quartieristi che assaltano il tavolo di fronte alla tribuna A. La lancia d’oro è diventata una proprietà di tutti, nessuno escluso. Di chi l’ha vinta con i suoi colpi di lancia, dei dirigenti, dei figuranti che hanno dato una mano al quartiere per tutto l’anno e per chi semplicemente era lì, in tribuna o nei posti in piedi, solo per veder vincere il proprio quartiere. E allora si contano le lance d’oro vinte dal quartiere, aggiungendone una in più, quella che ora è lì sotto gli sguardi di tutti e che qualche ora dopo si aggiungerà alle altre nella rastrelliera della sede storica. Da quel momento sarà lei la vera protagonista per il quartiere che l’ha conquistata. Per lei si andrà subito in Duomo per il ringraziamento, per lei si farà festa fino all’alba nella sede del quartiere, per lei si organizzerà un solenne Te Deum, per lei si mangerà e si canterà nella cena della vittoria che segue di qualche settimana il Saracino. Un “brocco”, come lo chiamano scherzosamente gli aretini, che improvvisamente diventa più prezioso dell’oro.